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verso Fallon, stordita e spaventata, inciampò e fu lì lì per cadere.
Fallon la sostenne afferrandola per un braccio. «Su, figliola. Non mollare, adesso
che ho bisogno di te.»
«Sto bene» balbettò Jenny. «Sto benissimo.»
Aprì le manette. Fallon le buttò via e si piegò di nuovo su Donner per sfilargli la
busta dalla tasca interna.
«Sarà meglio che ti lasci dare un occhiata a quel braccio» disse Jenny con voce
spenta, non appena si fu rialzato.
«D accordo.»
Tolse la giacca e si sedette sull orlo del lettino, fumando, mentre Jenny faceva il
poco che poteva.
Il braccio era uno sconquasso, i pallini d acciaio erano penetrati nella carni e
avevano provocato tre o quattro brutti squarci. Lo fasciò alla meglio con il fazzoletto
del taschino di Donner. Fallon prese una delle bottiglie di Jameson, la stappò con i
denti e ne bevve un lungo sorso.
Quand ebbe finito, Jenny si sedette sul letto al suo fianco. «Quant è durato? Due...
tre secondi.» Rabbrividì. «Che genere di uomo sei, Fallon?»
Questi infilò a fatica la giacca. «Non hai sentito Donner? Sono un piccolo irlandese
ormai finito che se ne sarebbe dovuto restare tra le sue paludi.»
«Aveva torto, vero?»
«Non avrebbe resistito un giorno, nel posto da dove vengo io» fu la pacata risposta
di Fallon. «Che ore sono?»
Jenny diede un occhiata all orologio. «Le cinque e mezzo.»
«Bene.» Si alzò e raccolse l impermeabile. «La messa della sera al Santissimo
Nome comincia alle sei e finisce verso le sette. Mi devi portare là... subito.»
Lo aiutò a indossare l impermeabile. «Donner e Rupert parlavano della nave con
cui dovevi partire da Hull: ho sentito il nome. Potresti ancora imbarcarti.»
«Senza passaporto?»
Fallon cercò di stringere la cintura, impacciato dal braccio ferito, e Jenny lo aiutò.
«Con i quattrini si ottiene tutto, e in quella busta ce ne sono un sacco.»
Gli stava vicinissima, le mani intorno alla vita, gli occhi fissi sul suo viso. «E tu
vorresti venire con me, immagino» disse Fallon con calma.
Scrollò il capo. «Ti sbagli di grosso. È troppo tardi perché possa cambiare: era già
troppo tardi quando ho cominciato. È di te che mi preoccupo: sei l unico uomo che
mi abbia trattato come un essere umano.»
Posò su di lei un lungo sguardo triste, poi la sollecitò. «Prendi la bambina.»
Andò alla porta. Jenny tirò su la figlioletta, l avvolse in una coperta e lo seguì.
Fuori, lo trovò fermo, con le mani in tasca, che osservava il passaggio di uno stormo
di colombacci in formazione a cuneo.
«Loro sono liberi e io no» mormorò. «Sapresti spiegarmene il perché, Jenny?»
Tolse la mano destra dalla tasca e il sangue gli gocciolò lungo le dita. «Hai bisogno
di un medico» disse la ragazza.
«Ho bisogno di Jack Meehan e di nessun altro. Adesso muoviamoci.» E la
precedette sul sentiero verso l auto.
15.
La collera di Dio
Mentre passava con Bonati davanti al municipio, Meehan si sentiva soddisfatto,
malgrado il naso rotto. Soddisfatto ed eccitato. Portava il cappello baldanzosamente
inclinato, il bavero del soprabito doppiopetto alzato per ripararsi dal vento e, nella
destra, una grossa borsa di tela contenente la bomba.
«Sai una cosa?» disse mentre attraversavano la strada. «Vorrei proprio sapere
dov è il nostro Billy. Quando mi capita davanti, giuro che gli spiano il culo a calci.»
«Sa com è con questi ragazzi quando attaccano con qualcuna» lo rabbonì Bonati.
«Si farà rivedere presto».
«Luride puttanelle.» Meehan storse la bocca. «Quel bamboccio non pensa che a
slacciarsi i calzoni.»
Svoltò in Rockingham Street e restò sorpreso dall udire il suono dell organo e il
canto dei fedeli.
Si sottrasse alla pioggia rifugiandosi in un portone. «Che storia è?» investì Bonati.
«La messa della sera comincia alle sei e mancano ancora dieci minuti.»
«Non so cosa dirle, signor Meehan.»
Attraversarono la strada, sfidando a testa bassa un improvvisa raffica di pioggia e
si fermarono davanti alla tabella degli avvisi. Bonati alzò lo sguardo e lesse ad alta
voce: «Messa vespertina, ore diciotto. Sabato, ore diciassette e trenta».
Meehan borbottò un imprecazione. «Dannazione, dovevamo arrivare prima. Forza,
entriamo.»
Nella chiesa umida e fredda, dove si avvertiva subito l odore caratteristico delle
candele, non si trovavano più di dieci o dodici fedeli. Padre da Costa pregava
all altare, e al di là della tenda di rascia era visibile la testa di Anna che suonava
l organo.
I due si sedettero dietro una colonna, e Meehan depose la valigia di tela tra i propri
piedi. Bellissimo starsene seduti in penombra, con le candele accese e l organo che
suonava, decretò in cuor suo. La vista dei quattro chierichetti in tunica rossa e cotta
bianca lo riportò con nostalgia alla sua infanzia. Ma la cosa più curiosa fu che scoprì
di non aver dimenticato nessuna risposta della liturgia.
«Confesso a Dio Onnipotente, e a voi fratelli, di aver peccato per mia colpa» recitò
padre da Costa.
Si batté il petto e Meehan fece lo stesso, con slancio, chiedendo alla Beata Sempre
Vergine Maria e a tutti gli angeli e ai Santi e agli altri fedeli, di pregare per lui il
Signore Dio nostro.
Mentre tutti si alzavano per l inno successivo, Meehan si rese conto, d un tratto, e
non senza meraviglia, che ci provava profondamente gusto.
La Cooper superò un ponte a schiena d asino, e Fallon, che fino a quel momento
era rimasto immobile, con la testa reclinata sul petto, si drizzò di soprassalto.
«Ti senti bene?» gli chiese Jenny.
«Benissimo» rispose con voce calma e perfettamente controllata.
Si tastò delicatamente il braccio destro. Gli effetti dello choc stavano dileguandosi
e ora cominciava a fargli un male d inferno. Ebbe un sussulto, che non sfuggì a
Jenny.
«Dovrei portarti di corsa all ospedale.»
Fallon ignorò le sue parole e si voltò a guardare la piccola, ancora avvolta nella
coperta con la quale Jenny l aveva portata fuori dal mulino. Stesa sul sedile
posteriore, era sempre sotto l effetto dei sedativi.
«È una bella bambina» disse Fallon.
La pioggia e l oscurità incipiente rendevano pericolosa la strada, richiedendo tutta
la sua attenzione, ma qualcosa nella voce di lui la costrinse a guardarlo di sottecchi.
Fallon accese una sigaretta servendosi della sinistra e si appoggiò allo schienale.
«Vorrei che tu sapessi una cosa: ciò che ha detto Donner laggiù, che io sarei l uomo a
cui piacciono le bombe, non è vero. I bambini di quello scuola-bus... fu un incidente.
Capitarono in un imboscata che avevamo teso a un carro armato Saracen. Un errore.»
Si martellava di pugni il ginocchio destro, come impazzito.
«Lo so» mormorò Jenny. «Capisco.»
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