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L aspirante Perini si rizzò, in mezzo ai suoi soldati, e
prese la fuga. Drizzatosi di scatto, quasi una granata lo
avesse scavato dalle viscere della terra, voltò le spalle al
suo plotone e si precipitò indietro. Giovanissimo e ma-
laticcio, egli non aveva mai preso parte a nessun com-
battimento. Il maggiore lo vide prima di me, quando ci
passò vicino, e me lo indicò. Senza elmetto, la faccia
stravolta, l aspirante urlava: Hurrà! Hurrà! È proba-
bile che, nella furia del panico, gli austriaci fossero pe-
netrati talmente dentro di lui, che egli gridasse per loro.
Tiri una fucilata a quel vigliacco! mi gridò il mag-
giore.
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Letteratura italiana Einaudi
Emilio Lussu - Un anno sull Altipiano
Io sentivo il maggiore, ma guardavo l aspirante, senza
muovermi. Neppure il maggiore si muoveva. Egli conti-
nuava a gridarmi:
Tiri una fucilata a quel vigliacco!
L aspirante aveva già percorso qualche centinaio di
metri ed era scomparso dietro il pendio, volando, ma il
maggiore, come un grammofono che ripeta all infinito la
stessa frase per un guasto di disco, continuava a gridare,
monotono:
Tiri una fucilata a quel vigliacco! Tiri una fucilata a
quel vigliacco!
Per persuaderlo a cambiare soggetto di conversazio-
ne, presi la borraccia di cognac del suo attendente, che
mi era accanto, e gliela offrii. Egli l afferrò con le mani
avide, come se fino ad allora non avesse fatto altro che
chiedermi da bere. Con il dorso della mano si asciugò le
labbra umide di terriccio e bevette a lungo.
Eravamo tutti arsi dalla sete. Ad ogni istante, lungo la
linea si vedeva qualcuno rovesciarsi sulle spalle, slacciar-
si la borraccia e bere. Pochi minuti di bombardamento
erano bastati per inaridirci la bocca, la lingua e la gola, e
farci desiderare, follemente, una goccia che ci dissetasse
e frenasse, con l arsura, un impazienza frenetica. Il poco
cognac che avevamo ricevuto a Foza era già consumato.
In mezzo al turbinio delle granate, si levavano i soldati,
uno dopo l altro, correvano verso un crepaccio, afferra-
vano un pugno di neve e riprendevano il loro posto.
Quelle corse furiose erano i soli atti che animassero la
scena immobile e ci dessero la certezza che v erano an-
cora dei vivi in linea. Io avevo, nelle tasche, foglie d al-
bero, che mi ero raccolto sotto Monte Spill, e le mastica-
vo. Tutti fumavano. Il maggiore, con una sigaretta finita,
se ne accendeva un altra e fumava senza interruzione.
Le granate si erano fatte cosí vicine al nostro gruppo
che io non sentivo piú quello che mi diceva il maggiore.
Egli prese un foglio di carta, vi scrisse a lapis qualche
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Letteratura italiana Einaudi
Emilio Lussu - Un anno sull Altipiano
parola e me lo passò. Il biglietto diceva: «Si levi in piedi
e veda che cosa succede». Io mi levai in piedi e guardai.
Il battaglione, immobile, rassomigliava a un lungo filare
di cespugli. A destra, al centro della sua compagnia, il
tenente di cavalleria Grisoni era dritto, in piedi, le mani
in tasca e la pipa in bocca. Non notai altro sulla linea.
Il bombardamento continuava, ma il battaglione teneva.
Quanto abbia durato quel tiro io non saprei dirlo.
Non l avrei potuto dire neppure allora. Durante un azio-
ne si perde la cognizione del tempo. Si crede di essere al-
le dieci del mattino e si è alle cinque dei pomeriggio.
Improvvisamente, una nostra mitragliatrice aprí il
fuoco. Io mi levai per vedere. Gli austriaci attaccavano.
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Letteratura italiana Einaudi
Emilio Lussu - Un anno sull Altipiano
VI
Chi ha assistito agli avvenimenti di quel giorno, credo
che li rivedrà in punto di morte.
Mentre la nostra mitragliatrice sparava, il bombarda-
mento cessava. Il nemico aveva attaccato nello stesso
istante in cui l artiglieria sospendeva il tiro.
Gli austriaci attaccavano in massa, in ordine chiuso, a
battaglioni affiancati. Fucile a tracolla, essi non sparava-
no. Convinti che, dopo quel bombardamento, nelle no-
stre linee non fosse rimasta anima viva, avanzavano sicu-
ri. Avanzavano, cantando un inno di guerra, di cui a noi
non arrivava che la risonanza del coro incomprensibile.
Hurrà!
E il coro riprendeva.
Nelle nostre linee, fu un rimescolio confuso. Gli uffi-
ciali e i graduati correvano curvi per controllare i repar-
ti. Il bombardamento non li aveva colpiti che in parte. Il
maggiore gridava:
Attenzione! Aprite il fuoco! Pronti per contrattac-
care alla baionetta!
Gli ufficiali ripetevano l ordine e fu tutto un sussulto
di voci. Il battaglione riprendeva la sua vita. La linea
aprí il fuoco. Delle nostre due mitragliatrici, solo una
sparava. L altra era stata distrutta da una granata. Noi
non vedevamo delle colonne nemiche che quelle che
avevamo di fronte, ma l attacco doveva essere simulta-
neo, anche alla nostra destra.
I battaglioni avanzarono al passo, lentamente, ostaco-
lati dai sassi e dagli sterpi. La nostra mitragliatrice spara-
va rabbiosa, senza arresto. La puntava lo stesso coman-
dante della sezione, il tenente Ottolenghi. Noi vedevamo
reparti interi cadere falciati. I compagni si spostavano,
per non passare sui caduti. I battaglioni si ricomponeva-
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