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in povertà assoluta: vivendo  da cani , appunto. In seguito la parola, per estensione, ha assunto il
valore di un atteggiamento sprezzante nei confronti di qualcosa. (N.d.R.)
Gli ospiti sconcertanti
Non è che io sia nemico degli animali, anzi mi piacciono e la sera  mentre il gatto
mi sta accovacciato sulle ginocchia  godo a far il solletico al nostro cane. Mi diverto
a guardare i bambini che dànno da mangiare alla tartaruga nell angolo del soggiorno.
Ha un posticino nel mio cuore persino il piccolo ippopotamo che teniamo nella
vasca da bagno e i coniglietti che girano liberi per casa da tempo non mi rendono più
nervoso. E poi, la sera sono abituato a trovare visite inattese: un pulcino pigolante o
un cane senza padrone a cui mia moglie ha concesso asilo. Perché mia moglie è una
donna buona e gentile, non manda nessuno fuori di casa, né uomini né bestie e già da
molto tempo alla preghiera serale dei nostri bambini è aggiunta la postilla: «Signore,
mandaci mendicanti e animali!»
Il peggio è che mia moglie non sa resistere né ai rappresentanti di commercio, né ai
venditori ambulanti e così a casa nostra si accumulano cose che io ritengo superflue:
sapone, lamette da barba, spazzole e lana da rammendare; in giro nei cassetti ci sono
polizze di assicurazione e contratti di compravendita del genere più disparato. I miei
figli sono assicurati per la durata del loro studio, le mie figlie per la loro dote,
ciononostante di qui al matrimonio o agli esami di abilitazione e laurea non possiamo
nutrirci esclusivamente di lana o di sapone, e le lamette da barba vengono sopportate
dall organismo umano solo in casi eccezionali.
Si capirà quindi come mi vengono qualche volta degli attacchi di leggera
impazienza, sebbene sia generalmente conosciuto come un uomo tranquillo.
Mi sorprendo spesso con invidia ad osservare i conigli che stanno comodi sotto il
tavolo e rosicchiano beati le loro carote, e lo sguardo stupido dell ippopotamo che
accelera nella nostra vasca da bagno la formazione del fango, qualche volta mi
provoca tanto che gli faccio le boccacce.
Anche la tartaruga che mordicchia stoica le foglie di insalata non ha la più pallida
idea delle pene del mio cuore: la nostalgia di un profumato caffè, di tabacco, di pane
e di uova e del calore benefico che il cognac sa provocare nelle gole degli uomini
afflitti da pensieri. La mia unica consolazione è allora Bello, il nostro cane, che
sbadiglia dalla fame come me.
Se poi arrivano ospiti inattesi, contemporanei dalla barba lunga come la mia,
oppure madri coi loro bambini, a cui diamo da bere latte caldo con i biscotti inzuppati
dentro, devo tenere duro per mantenere la calma. Ma la conservo perché è rimasta
forse l unica cosa che possiedo.
Ci sono giorni in cui la sola vista delle patate giallognole, appena cotte, mi fa
venire l acquolina in bocca perché già da tempo, e questo lo ammetto solo esitando e
arrossendo violentemente, la nostra cucina non merita più la definizione di borghese.
Circondati da ospiti e da animali, in piedi, facciamo solo di tanto in tanto spuntini
improvvisati. Per fortuna mia moglie  ormai da molto  non può più comprare cose
inutili perché non abbiamo più denaro liquido. Il mio stipendio è pignorato sino a
tempo indeterminato ed io sono costretto  travestito perché nessuno mi riconosca  a
vendere sottocosto, in ore serotine, sapone e bottoni e lamette da barba in lontani
sobborghi, perché la nostra situazione è diventata preoccupante. Possediamo però
ancora alcuni quintali di sapone, migliaia di lamette da barba, bottoni di ogni tipo e
assortimento ed io, verso la mezzanotte, barcollo verso casa, metto insieme tutti i
soldi che tiro fuori dalle tasche. I miei bambini, i miei animali, mia moglie mi stanno
intorno con gli occhi lucenti perché di solito per la strada ho fatto la spesa: pane,
mele, lardo e margarina, caffè e patate, un genere di cibo d altronde desiderato
ardentemente dai bambini come dagli animali. Così nelle ore notturne ci riuniamo
tutti per un allegro pasto: mi circondano animali contenti, bambini soddisfatti, mia
moglie mi sorride e noi lasciamo anche aperta la porta del soggiorno perché
l ippopotamo non si debba sentire escluso, e il suo allegro grugnito risuona dal bagno
fino a noi. Per lo più mia moglie mi confessa di aver nascosto in dispensa ancora un
ospite supplementare, che mi viene presentato solo dopo che i miei nervi sono stati
rinforzati da un pasto. Gli ospiti sono uomini timidi dalla barba lunga che prendono
posto alla tavola fregandosi le mani, donne che si spingono fra i nostri bambini per
sedersi sulle panchettine mentre si riscalda il latte per gli urlanti bebè. In questa
maniera imparo a conoscere animali di cui non sapevo molto: gabbiani, volpi e
maiali, solo una volta un piccolo dromedario.
 Non è carino?  chiese mia moglie, e dio, costretto, per necessità dissi di sì,
che era carino, mentre osservavo preoccupato l instancabile ritmo ruminante di
questo animale color pantofola che ci guardava dai suoi occhi di lavagna. Per fortuna
il dromedario rimase solo una settimana, e i miei affari andavano bene: si era sparsa
la voce della buona qualità della mia merce e dei prezzi sottocosto. Qualche volta
riuscivo a vendere anche stringhe da scarpe e spazzole, articoli di solito non richiesti.
Vivemmo  per così dire  un certo periodo di apparente prosperità e mia moglie 
misconoscendo completamente la situazione economica  tirò fuori una frase che mi
preoccupò:  Siamo in ascesa!  Io invece vedevo sparire le nostre provviste di
sapone, diminuire le lamette da barba e nemmeno la provvista di spazzole e di lana da
rammendo era più così rilevante.
Proprio a questo punto, quando mi avrebbe fatto bene una specie di conforto
spirituale, una sera, mentre sedevamo tutti insieme, tranquilli, si sentì nella nostra
casa una scossa, che assomigliava a un terremoto di media intensità. I quadri
oscillarono, il tavolo tremò e un rocchio di salsiccia scivolò dal mio piatto. Stavo per
saltar su, cercare la ragione di tanto disordine, quando notai sul viso dei bambini un
riso soffocato.
 Cosa sta succedendo, qui?  gridai e per la prima volta nella mia vita così ricca
di imprevisti ero realmente fuori di me.
 Walter,  disse piano mia moglie  e posò la forchetta,  ma è soltanto
Wollo!  Cominciò a piangere ed io di fronte alle sue lacrime mi sento indifeso
perché mi ha dato sette figli.
 Chi è Wollo?  domandai stanco, e in quel momento la casa fu scossa da un
nuovo tremito.
 Wollo,  disse mia figlia, la più piccola,  è l elefante che abbiamo adesso in
cantina.
Debbo confessare di essere rimasto sconcertato e anche la mia confusione sarà
comprensibile. L animale più grande che avevamo ospitato era stato il dromedario e
io trovavo troppo grande l elefante, troppo grande per la nostra casa dato che non
godiamo le provvidenze delle case popolari. Mia moglie e i bambini, nemmeno [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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